Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Comunicato stampa – Webinar sui sistemi di etichettatura degli alimenti

Etichettatura, scienziati di Romania e Italia bocciano il Nutriscore: “Un ombrello con i buchi”

Secondo quattro esperti lo schema francese non aiuta il consumatore a compiere scelte consapevoli: “È ingannevole e diseducativo”.

Preservare la diversità delle tradizioni alimentari europee, salvaguardare la qualità delle produzioni agricole e responsabilizzare i consumatori per rendere le loro diete più sane e bilanciate. Sono le principali indicazioni emerse dal webinar scientifico organizzato dall’Ambasciata italiana in Romania, nell’ambito della 6° Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, dal titolo “Il futuro delle diete tradizionali: l’educazione del consumatore attraverso l’etichettatura degli alimenti”. 

Moderati dalla giornalista Teodora Tompea, i quattro esperti che si sono succeduti sul palco virtuale hanno bocciato senza appello il Nutriscore, il sistema di etichettatura francese che classifica gli alimenti secondo un presunto indice di salubrità.

Ad aprire i lavori è stato l’Ambasciatore italiano a Bucarest, Alfredo Durante Mangoni, che ha spiegato come le etichette possano trarre in inganno: “Con il Nutriscore una porzione di patatine fritte è considerata più salutare di un cucchiaio di olio d’oliva. C’è un condizionamento subliminale dei consumatori”. “L’approccio italiano è diverso”, ha affermato Durante Mangoni, che ha evidenziato come il sistema alternativo italiano, il Nutrinform Battery, consideri l’impatto degli alimenti calcolati per porzione sulla dieta complessiva giornaliera. 

L’argomento è stato approfondito da Luca Piretta, gastroenterologo e docente di Nutrizione al Campus Biomedico di Roma, che ha posto l’accento sulla “Positive Nutrition”, dove l’atto di mangiare è considerato in tutte le sue componenti, incluse la cultura, il gusto, la convivialità e la sostenibilità. Un chiaro esempio di “Positive Nutrition” è la Dieta Mediterranea, che malgrado non proibisca alcun alimento è associata alla prevenzione di diverse malattie. “La biodiversità è molto importante contro le infiammazioni”, ha osservato Piretta, che ha invitato a superare concezioni errate su cosa costituisca un’alimentazione sana: “Il luogo comune è quello di demonizzare gli alimenti invece di considerare l’insieme della dieta. Spesso i carboidrati vengono combattuti come se fossero gli unici responsabili dell’obesità, ma in una dieta bilanciata ogni macronutriente compie una funzione specifica, non sostituibile. Mettere un semaforo rosso a un alimento perché contiene grassi è sbagliato perché si dimentica che quell’alimento contiene anche molto altro”.

“L’informazione nutrizionale è una componente chiave delle scelte alimentari consapevoli”, ha spiegato Andrea Ghiselli, Presidente della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione, secondo cui “è fuorviante per il consumatore credere all’esistenza di cibi buoni o cattivi. È invece necessario che i consumatori comprendano che ogni alimento ha le sue porzioni e le sue frequenze di consumo”. 

Ghiselli ha messo a nudo tutte le contraddizioni del Nutriscore, mostrando come l’algoritmo sia soggettivo e arbitrario. “Ormai c’è una grande offerta di calorie a basso costo, che contribuisce all’obesità e alle malattie legate all’alimentazione. Possiamo migliorare con l’autocontrollo e l’educazione. Ma il Nutriscore dando l’impressione che i cibi col semaforo verde possano essere consumati ad libitum,
induce i consumatori a mangiare di più. E non mostrando perché un cibo venga considerato buono o cattivo, non favorisce certo l’educazione dei consumatori. Le proteine sono poi inspiegabilmente considerate positive, quando in Europa ne consumiamo già troppe”. Lo studioso ha infine illustrato alcuni esempi di come il parametro fisso di 100 grammi a prescindere dalla tipologia di alimento provochi
risultati paradossali: “Una porzione piccola di patatine fritte ha lo stesso punteggio di una porzione grande delle stesse patatine. Una pizza, la cui porzione supera i 300 grammi, viene considerata solo per una piccola parte”. Ghiselli ha quindi mostrato come invece il Nutrinform Battery informi oggettivamente i consumatori con dati utili, come il contenuto di calorie, grassi, grassi saturi, sale e zucchero, calcolati per porzione e con l’evidenziazione grafica del loro impatto sulla dieta complessiva
giornaliera.

Non dissimile la valutazione di Gabriela Berechet, Specialista in Tecnologie Alimentari e Gastrotecnica, che passando in rassegna gli effetti del Nutriscore sui più tipici alimenti romeni ha definito il sistema francese “un ombrello con i buchi”. Citando l’antropologa americana Margaret Mead, la studiosa ha ricordato che “ai bambini va insegnato come pensare, non cosa pensare”. Una considerazione rivolta al Nutriscore, che invece di educare il consumatore per indurlo a migliorare la propria dieta, gli indica direttamente cosa deve acquistare. “È un differenziatore sullo scaffale”, ha spiegato, “che va a creare un vantaggio commerciale alle grandi multinazionali, che hanno le risorse per riformulare i prodotti e ottenere i semafori verdi”. Berechet ha quindi analizzato diversi prodotti tipici romeni, tutti bocciati dal Nutriscore. “Platone diceva che una civiltà si distingue da come produce e consuma gli alimenti. Il cibo è anche piacere, tradizione, cultura. L’educazione alimentare deve considerare anche questi concetti”.

Sugli effetti fuorvianti del Nutriscore si è soffermato anche Cristian Popa, Ingegnere dell’industria alimentare e specialista in etichettatura. “Il Nutriscore rappresenta un mezzo di pressione del produttore sul consumatore”. Dopo aver esposto una carrellata di cibi tipici romeni, anche in questo caso tutti col semaforo rosso, Popa ha illustrato come le multinazionali usino ogni mezzo per ottenere il semaforo verde: “Il produttore diventerà Nutriscore-oriented, farà di tutto per ottenere “A”. Quindi sostituirà lo zucchero con edulcoranti, userà addensanti e amido modificato per i grassi, aromi per il sale, metterà più acqua nei prodotti. Il sistema favorirà i cibi molto trasformati”. L’ingegnere ha poi sottolineato gli effetti diseducativi dello schema francese: “Una volta che si mette il Nutriscore nella parte anteriore del packaging, i consumatori non andranno più a guardare l’etichetta con le informazioni complete situata nel retro”. “La dieta più sana?”, ha concluso Popa: “La Dieta Mediterranea!”.